“Non sono malata. Sono rotta. Ma sono felice, fintanto che potrò dipingere”
Ho scoperto la pittura di Frida Kalho anni fa, per caso. Ed è stato amore a prima vista.
Dopo averla ammirata alle Scuderie del Quirinale nel 2014 e cercata al Malba di Buenos Aires, sapere che quest’anno sarebbe arrivata proprio a Bologna mi ha riempito di gioia.
Da settimane cercavo di andarci ma, per un motivo o per un altro, ho sempre dovuto rimandare. E ieri, finalmente, ce l’ho fatta.

L’esposizione è fino al 26 marzo 2017 a Palazzo Albergati, lo stesso che due anni fa ha ospitato la stupenda mostra di Escher.
Si parte con i ritratti di Natasha Gelman e ci si addentra nella cultura messicana e nella vita di Frida e Diego attraverso dipinti, fotografie, disegni, litografie e abiti tradizionali.


“L’amore? Non so. Se include tutto, anche le contraddizioni e i superamenti di sé stessi, le aberrazioni e l’indicibile, allora sì, vada per l’amore.
Altrimenti, no.”

Al piano di sopra troverete, oltre a degli abiti tradizionali e alla ricostruzione della camera da letto della Kalho, anche degli abiti disegnati da grandi stilisti, come Valentino o Ferrè, ispirati proprio alla pittrice.
Ho sentito delle persone lamentarsi all’uscita, si aspettavano di trovare molte più opere di Frida Kalho. Ma questa non è un’esposizione dedicata a Frida, anche se ne diventa la protagonista assoluta, bensì alla cosiddetta rinascita messicana.



Io mi ritengo soddisfatta, avevo già visto tutte le opere di Frida presenti, ma il percorso della mostra mi ha permesso di comprendere meglio il contesto storico e culturale del Messico in cui Frida ha vissuto.
Che vi stiate avvicinando per la prima volta all’opera di Frida o che ne siate già esperti, vi consiglio comunque di visitare questa mostra. Vi emozionerà.

E quanto a te, Frida, mi hai di nuovo colpito al cuore e commosso. La prossima volta spero di incontrarti a casa tua, alla Casa Azùl.
Buon week-end!
Effe
3 pensieri riguardo “Frida Kalho e la collezione Gelman”